Briganti D'Abruzzo Triathlon Associazione Polisportiva Dilettantistica

La corsa nel Triathlon

La frazione di corsa nel triathlon arriva per ultima dopo il nuoto, la prima zona cambio (T1), la bici e la seconda zona cambio (T2). Ultima ma non ultima verrebbe da dire! Infatti è proprio in questa frazione che spesso si decide la gara.

Ciò vale soprattutto nelle competizioni ad alto livello riservate ai professionisti. Questi infatti, dopo aver dovuto dimostrare di possedere eccellenti doti da nuotatore e da ciclista, si ritrovano a partire per il 10.000 metri finale (o 5.000 per il triathlon sprint) il più delle volte in un gruppo più o meno folto e, quindi, è proprio il corridore più forte che “di solito” alla fine ottiene la vittoria. A volte capita infatti che, anche tra i professionisti, gli sforzi della bici influiscano in modo sostanziale sulla prestazione delle corsa finale ed ecco quindi giustificato il “di solito” di cui sopra.

Il nuoto, pur rappresentando un ulteriore stress per il fisico invece, fa più da discrimine per stabilire in quale posizione l’atleta partirà per la frazione conclusiva.


A livello amatoriale, o Age Group, la corsa di sicuro ha enorme importanza ma spesso per motivi del tutto diversi per i singoli atleti.

Esistono infatti ottimi nuotatori che poi “tengono” nella frazione bike, soprattutto in percorsi piatti e con pochi rilanci, ma che, una volta scesi dalla bici si sciolgono come neve al sole. A volte sono atleti con qualche chiletto in più che poco si sposa con una frazione podistica di pari livello di quelle precedentemente effettuate.

Al contrario ci sono atleti magrolini che accumulano un ritardo pazzesco nel nuoto, per poi recuperare nella bici ed ancor più nella corsa.

Insomma diverse sono le fattispecie ma una è la regola generale: non si può pensare di essere un eccellente corridore e trascurare il resto. Tu puoi essere anche Bekele ma se inizi a correre con i crampi, le gambe molli o peggio ancora “di pietra”, anziché andare a 3 al km, o sotto, dovrai solo camminare!